Questa mini serie serie (soli 3 episodi) in particolare mi ha entusiasmato non tanto per l'idea intorno alla quale è incentrata la
serie bensì per il modo in cui si pone. Un linguaggio sospeso, dimesso, minimalista, pieno di non-detti. Sotto il profilo cinematografico c'è un uso della sospensione e della pausa, della coltivazione del voto come a voler dare spazio ai pensieri dello spettatore.
Un alone di mistero, anche qui, come in Strange Things una provincia americana abbandonata a se stessa sperduta in un luogo senza storia, senza nome e senza alcuna caratterizzazione particolare.
I protagonisti sono persone qualunque con una professione qualunque, facce anonime di una vita anonima. Un vita che rimane anonima anche nell'incredulità dell'evento paranormale.
La serie è intrisa da un'atmosfera di smarrimento e di rassegnata incertezza.
Il pretesto pseudo-scientifico/paranormale intorno al quale è costruita la serie e l'esistenza di una stanza sospesa in un non-luogo, smarrita in un non-tempo di un non-spazio. Forse il frutto illusorio di una ricordo materializzato. A questa stanza vi si accede grazie ad una chiave particolare che si adatta a tutte le porte. Inserita questa chiave nel buco di una serratura di una porta qualsiasi questa si aprirà affacciandosi sulla stanza perduta: The Lost Room.
Ciò che circonda questa stanza è un alone di mistero e di inquietudine. A questa stanza sono legati fatti di cui non si riesce ad avere una precisa spiegazione. Un omicidio forse, eventi oscuri o una violenza. Qualcosa che deve trovare spiegazione o che forse non ne ha.
Al protagonista, un detective turbato da inquietudini personali viene consegnata questa chiave in condizioni rocambolesche, per un incidente la figlia si trova smarrita in questa stanza ed il detective Joe Miller deve ritrovarla a tutti i costi. Per ritrovare la figlia il Joe dovrà tentare di risolvere il mistero che circonda questa stanza ma tanto più tenta di trovare il bandolo della matassa tanto più il mistero si infittisce.
Lo abbiamo detto anche nell'occasione di altre recensioni il presupposto fantascientifico e misterioso sembra essere appositamente costruito per introdurre tematiche importanti relative alle domande dell'esistenza e alla filosofia. Strano che questa profondità tematica nasca e si produca all'interno della cinematografia americana solitamente molto arida da questo punto di vista.
Sembra essere una caratteristica peculiare a molte delle ultime serie del nuovo millennio. Sembrano affondare le radici nella fantascienza degli anni 60 e 70 dello scorso secolo da Shcekley a Philip K. Dick.
Colori pastello e atmosfere piuttosto disadorne sono l'indicazione di una povertà spirituale nel quale si muovono i personaggi. Sono pupazzi a tratti kafkiani che si muovono in un mondo inaridito dalle risposte di fede e dalla scarsità di valori.
Consigliata la visione....