Ancora oggi interi progetti di startup fondano i loro meccanismi di funzionamento su questo concetto.
La presenza dei così detti “cookies” nei nostri computer è uno dei principali indicatori del fatto che si voglia monitorare comportamenti ed abitudini per poter “personalizzare” l'esperienza di navigazione nella rete.
Il caso più macroscopico è chiaramento quello dei motori di ricerca. Google, ad esempio, propone una ricerca con la restituzione di informazioni (e pubblicità) personalizzata e calibrata sui nostri interessi prevalenti.
Questo concetto per altro non è un concetto che vale solo per i maggiori motori di ricerca. Un criterio che vale anche per i sistemi di distribuzione della pubblicità online che lo hanno adottato per massimizzare il risultato delle campagne pubblicitarie e della loro reditività.
Ormai l'elettronica e l'informatica consentono praticamente la personalizzazione di qualsiasi dispositivo, dei suoi software e di qualsiasi infrastruttura web.
Per tornare a Google, e più in generale ai motori di ricerca, quando ci viene proposto qualcosa che è di nostro interesse il presupposto è che questo attragga più facilmente la nostra attenzzione e di conseguenza attraveso questo meccaniso si possa raggiungere più alti tassi di conversione nelle campagne di pubblicità e di informazione.
Il teorema inverso, però, sarebbe che tutto ciò che non è iscritto nei nostri interessi in qualche modo ci risulta indifferente e inifluente.
L'esperienza personalizzata, calibrata sulla base di nostri interessi, non tiene conto, però, della necessità degli esseri umani (e perché no... delle società umane) di rinnovarsi periodicamente.
Se nei motori di ricerca non viene proposto nulla di nuovo, rispetto alle nostre “precedenti esperienze” e rispetto al nostro “abituale comportamento”, allora è probabile che i motori di ricerca e la rete non rappresenteranno una reale opportunità di crescita personale e culturale come si è voluto pubblicizzare fino ad ora. Ancora più vero se considerato su scala sociale.
Il paradosso della navigazione web
Per l'individuo “la navigazione personalizzata” potrebbe nascondere il pericolo dell'immobilità, della stagnazione e della mancanza di crescita personale.
Quindi, in definitiva, questo modello “culturale” fondato sulla rete metterebbe le basi per un appiattimento della propria esperienza di vita.
Facciamo un esempio pratico: se in passatoho viaggiato nei Caraibi, e mi sono interessato alla cultura, alle informazioni turistiche di questi luogni, è possibile che la rete (attraverso i suoi meccanismi informatici) valuti tutto questo come un interesse di tipo “ricorrente” se non addiritura come un il mio “comportamento”.
La rete in questo caso, in modo del tutto tautologico, mi restituirà esattamente quello che io mi aspetto di ritrovare ovvero la mia passata esperienza.
In questo caso, per lungo tempo la rete contribuirà a alimentare il “ricordo” o il “comportamento” fornendomi informazioni sui Caraibi, in alcuni casi facendomi tornare in quei luoghi. E' l'idea che una passata esperienza debba poter tornare in modo ripetitivo e in modo costante.
Una coazione a ripetere del tutto patologica.
L'esempio dei Caraibi rimane, tuttavia, un esempio estremo. Una interesse di questo tipo ha un “costo rilevante” non sempre facile da riprodurre. Tuttavia, su prodotti di minor costo, su informazioni a carattere culturale, religioso, politico questo può avere molteplici effetti:
- rafforza in modo innaturale le nostre convinzioni (anche quando sono errate);
- ci impedisce di evolverci verso idee nuove o diverse;
- chiude i nostri orizzonti;
- inaridisce il nostro spirito e la nosta capacità filosofica di interpretazione della vita.
Detto con parole semplici “la personalizzazione della ricerca” e “l'esperienza personalizzata” puo duventare per l'individuo come una specie di freno a mano tirato che impedisce di andare oltre le proprie esperienze passate.
Il nostro accrescimento informativo, la nostra evoluzione culturale ed il nostro sviluppo cognitivo non possono procedere solo attraverso la rete.
Nessuno megliod i uno sviluppatore informatico si rende conto di quello che sta accadendo sulla rete e nel mondo dello sviluppo web e della comunicazione.
Se questo può essere vero per il singolo individuo ancora più vero su scala sociale. Il vantaggio di società stagnanti e stabili è quello di essere più facilmente amministrabili, sicure e più controllabili. E' pur vero, però, che società stagnanti sono “società morte”.